L'Aquila. Basilica di Collemaggio. Rosone principale. XIII-XIV secolo

giovedì 9 settembre 2010

Festa dell'Opera del Duomo di Firenze 2010

L’8 settembre d’ogni anno Firenze celebra la festa del di lei monumento più caro, la Cattedrale di Santa Maria del Fiore. A questa data, infatti, si fa risalire la fondazione della laica Opera del Duomo nata nell’anno 1294 (o 1296) appositamente per sovrintendere ai lavori della nuova cattedrale fiorentina. Nel 1436, ormai completata l’ultima ardua opera della fabbrica fiorentina, la mirabile Cupola del Brunelleschi, i compiti iniziarono a essere quelli della gestione dell’intero complesso monumentale, sia sotto il profilo conservativo che sotto quello dell’accoglienza dei pellegrini. Nel 1777 all’istituzione fu affidata la gestione anche del Battistero di San Giovanni. Nel 1796 venne fondata la Società di San Giovanni Battista allo scopo di salvaguardare la tradizione, la fede, la cultura, di compiere opere benefiche e tutt’oggi ha il compito principale di organizzare la festa patronale il 24 giugno di ogni anno. Nel 1891 venne aperto il Museo dell’Opera del Duomo: un forziere di tesori unici al mondo con capolavori provenienti dal duomo e ivi collocati per ragioni conservative e di migliore fruizione. Con i Patti Lateranensi l’OPA fiorentina è inserita nell’elenco delle Fabbricerie italiane con un consiglio di amministrazione i cui membri sono eletti dal Ministro dell’Interno italiano. Dal 1998 si configura giuridicamente come una ONLUS (Organizzazione senza fini di lucro) regolata da un proprio statuto. Come da tradizione gli eventi clou della festa sono il concerto conclusivo della rassegna di musica sacra “O flos colende” e la tradizionale visita alle terrazze del Duomo. Il 7 settembre 2010 è stata il giorno del concerto. Come di consueto, alle ore 21,15 presso una delle due cappelle laterali. Il ciclo 2010, giunto alla sua tredicesima edizione, ha presentato in programma cinque interessanti appuntamenti. Si iniziò il 24 marzo 2010 con “Musica e poesia per i Misteri del Rosario”: una serata all’insegna della lettura di pagine del Purgatorio di Dante, di Eliot, di Goethe, della “Donna de Paradiso” e dello “Stabat Mater” di Jacopone da Todi, di Luzi, di Onofri, di Rilke, fino al “Vergine Bella” di Francesco Petrarca, tutte mirabilmente interpretate da Ugo Pagliai. I momenti in prosa sono stati alternati dall’esibizione del trio “Musica Antiqua Roma” composta da Riccardo Minasi e Ludovico Minasi al violino e al violoncello barocchi, strumenti presenti sotto diverse taglie, e da Giulia Nuti al clavicembalo e all’organo. L’ensamble ha eseguito brani scelti di Hienrich Ignaz von Biber dalle “Sonate sui Misteri del Rosario” per violino e basso continuo. Il 19 Aprile 2010 Wayne Marshall ha fatto risuonare tra le navate della cattedrale la musica imponente del Grande Organo Mascioni eseguendo il Prélude religieux dalla Petite Messe Solennelle di Gioachino Rossini, l’Ave Maria di Marco Enrico Bossi, la Symphonie n. 5 di Charles-Marie Windor (nei tempi di Allegro vivace-Allegro cantabile-Andane-Adagio-Toccata in cui le canne e i registri dell’organo sono concepiti come strumenti singoli e indipendenti di una vera e propria orchestra sinfonica) e la Fantasia e Fuga su “Ad nos, ad salutarem undam” di Franz Liszt (di certo uno dei brani più lunghi e complessi mai scritti per questo strumento). Chiuse il concerto una miscellanea di improvvisazioni su temi musicali di carattere sacro proposti dal pubblico interpretati in estemporanea dal bravissimo Marshall. Il 10 Maggio la Chiesa Fiorentina commemora il sua compatrono San Zanobi. La serata si caratterizzò per un apprezzato concerto di repertorio medioevale eseguito con strumenti originali d’epoca dalla cittadina Ensamble San Felice diretta da Federico Bardazzi. L’ensamble strumentale era composta da Cristina Bagnoli (organo portativo, symphonia), Fedrico Bardazzi (viella), Marco di Manno (flauto) e Giulia Peri (viella). La Schola Cantorum era composta da Cristina Bagnoli, Cecilia Cazzato, Mya Fracassini, Eva Mabellini, Giulia Peri, Cristina Ramazzini, Patrizia Scivoletto, Martina Stencherova, Giovanni Biswas, Daniele Bonotti, Oscar Chiodini, Francesco Ghelardini, Marco Di Manno, Leonardo Saggiola, Francesco Triboni. La voce recitante era di Paolo Spennato. Il concerto, alternato alla lettura di brani dal Libro della Sapienza, del Vangelo secondo Giovanni e della “Leggienda di Messere Santo Zanobj vescovo di Firenze” (uno dei testi agiografici dedicati al santo, conservato in manoscritti fiorentini risalenti al XIV e XV secolo) si è caratterizzato per l’esecuzione di “Vidi quam” (antifona) e di “Statuit ei Dominus, introito non troppo, Divini fuerat” di anonimi, del Kyrie di Francesco Landini, del Gloria, di “Ecce sacerdos magnus” (graduale), di “O Zenobi sydus fulgidum” (alleluia), di “Ecce vicit radix David” (sequenza) di Gherardello da Firenze, del Credo di Bartolo da Firenze, di “Veritas mea et misericordia mea” (offertorio) di anonimo, del Santus e di “Dall’alta luce” (lauda) di Lorenzo Masini, dell’Agnus Dei e di “Beatus servus” (comunione) di Gherardello da Firenze, di “Benedicamus” e infine dell’inno “O flos colende” di Giovanni da Firenze. Lo stesso ensemble accompagnò la Santa Messa in onore di San Zanobi presieduta in Cattedrale al pomeriggio dall’Arcivescovo di Firenze Mons. Giuseppe Betori. Il 4 giugno l’Opera del Duomo di Firenze, in collaborazione con la Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino celebrò il 250° anniversario della nascita del fiorentino Luigi Cherubini con un concerto a lui dedicato. Il Coro del Maggio Musicale Fiorentino, con alcuni suoi solisti, accompagnati da Andrea Secchi e Andrea Severi agli organi e diretti da Piero Monti eseguirono brani che spaziano temporalmente dalla fine del XV alla metà del XIX secolo. Di Marco Da Galgiano: “Clamemus cum Gabriel” a 6 voci, “Ave Maria” a 6 voci, “Elizabeth Zachariae” a 6 voci e “Jubilate Deo” a 8 voci in doppio coro (in cui furono vissuti momenti particolarmente spettacolari quando parte del coro si trasferì sul ballatoio che corre sotto la volta di copertura per assicurare un’esecuzione e un’acustica filologica, così come è stata appositamente concepita dall’autore). Di Niccolò Jommelli: “Alleluia” per soli, coro a 4 voci e basso continuo, “Intonuit de coelo” per due soprani e basso continuo e “Confirma hoc Dues” per soli, coro a 5 voci e basso continuo. Per concludere, di Luigi Cherubini furono eseguiti il “Nemo gaudeat” per soli, 8 voci in doppio coro e due organi e l’imponente “Credo” a 8 voci in doppio coro e basso continuo. Infine, eccoci giunti al concerto conclusivo del 7 Settembre 2010 dal titolo “Arie Sacre del Barocco Fioretino”. I brani sono stati magistralmente interpretati dalla bella voce di Monica Bacelli accompagnata da Attilio Cremonesi al clavicembalo e all’organo e da Loredana Gintoli all’arpa barocca. La Bacelli si diploma in Abruzzo e debutta allo Sperimentale Belli di Spoleto. Inizia così a calcare le scene dei più importanti teatri e istituzioni concertistiche al mondo: Scala di Milano, Staatsoper di Vienna, Covent Garden di Londra, Opera di San Francisco, Santa Cecilia di Roma, Berliner Philarmoniker, Concertgebouw di Amsterdam, collaborando con direttori quali Abbado, Alessandrini, Chailly, Harnoncourt, Jacobs, Mehta, Muti, Ozawa, Rattle. Vincitrice dell’Abbiati, il suo repertorio comprende ruoli mozartiani, rossiniani, barocchi e francesi dell’Otto e Novecento. A Firenze è nel ruolo della protagonista Antigone nell’opera omonima di Ivan Fedele in prima esecuzione assoluta per il 70° Maggio Musicale Fiorentino. I suoi migliori ruoli sono Cherubino in “Le nozze di Figro” e Dorabella in “Così fan tutte” di Mozart, Marina in “Outis” di Berio. Grandi successi le sono derivati dalle interpretazioni di “Tamerlano” e “Alcina” di Haendel, “L’incoronazione di Poppea” di Monteverdi, “La clemenza di Tito” e “Don Giovanni” di Mozart, “Pelléas et Mélisande” di Debussy. In ambito sinfonico spiccano la Quarta Sinfonia di Mahler, lo Stabat Mater di Pergolesi. Il barocco è un’epoca che da larga parte della critica è considerata quale momento di crepuscolo per la città di Firenze e di conseguenza anche per le sue arti assistendo al declino inarrestabile della casata Medicea e all’assuefarsi del suo potere sui popoli toscani. Solo a partire dagli ultimi anni tale produzione artistica è iniziata ad essere rivalutata e studiata in maniera più consona con un ciclo di ricerche dettagliate inaugurate da Mina Gregori e dalla mostra “Teatralità nel barocco fiorentino” (curata da Gianfranco Luzzetti e Federico Berti) che si inaugurò nel maggio 2007 presso il Museo Archeologico e d’Arte della Maremma di Grosseto annoverando fondamentali opere provenienti dalla Collezione Luzzetti di Firenze di Cristofano Allori, Cesare Dandini, Ludovico Cigoli, Francesco Furini, Lorenzo Lippi, Santi di Tito e di Mario Balassi, Francesco Botti, Francesco Conti, Felice Ficherelli, Anton Domenico Gabbiani, Sebastiano Mazzoni, Simone Pignoni e Alessandro Rosi. Filo conduttore degli studi e della mostra è la teatralità, arte per la quale la Firenze granducale di fine ‘500 e inizio ‘600 assunse un ruolo conduttore di primaria importante rispetto alle altre corti europee, talmente importante tanto da arrivare ad eclissare l’importanza delle altre produzioni artistiche fino ai nostri giorni (è in questo contesto che nasce a Firenze il “Recitar cantando” ad opera della Camerata dei Bardi, vero germe della futura arte melodrammatica, mentre nelle odierne strutture dei Teatri della Pergola e Niccolini vengono messe a punto le forme del “teatro all’italiana” che tanta fortuna riscuoteranno tra gli architetti di tutta Europa per almeno due secoli). Il concerto di questo settembre si pone dunque come un altro passo nel lungo percorso di riscoperta del barocco fiorentino iniziato qualche anno fa. Pietro Sammartini fu Maestro di cappella della Cattedrale di Santa Maria del Fiore alla fine del Seicento. I due mottetti eseguiti ad apertura e conclusione del concerto sono “O pompae mendaces” e “Silete mortales”, facenti parte di una raccolta composta nel 1685 con dedica alla granduchessa Vittoria Della Rovere. Le tecniche tipiche della musicalità barocca sono da ricercarsi nel ritmo contrastante, nella sorpresa, nel contrasto e nel virtuosismo vocale che si rifanno alle volate, ai gorgheggi e agli acuti molto apprezzati dai cantanti d’opera barocchi. Marco Da Gagliano è oggi ricordato per la sua “Dafne”, uno dei primi capolavori del recitar cantando (ampliamente rintracciabile anche su youtube). Fu maestro di cappella granducale dal 1608 alla morte eseguendo esecuzioni in Cattedrale per la quale compose parecchia musica sacra di ascendenza tardorinascimentale, in gran parte conservata ad oggi nell’Archivio dell’Opera di Santa Maria del Fiore. “Pastor levate su”, nello stile del recitativo e il natalizio “Bontà del ciel eterna” (caratterizzata da melodia quasi priva di melismi e in tempo ternario) sono stati pubblicati nel 1615 e destinati all’ambito di intrattenimenti devozionali privati. Giovanni Maria Casini fu organista del Duomo di Firenze fra XVII e XVIII secolo componendo musiche altamente contrappuntistiche. Le canzonette spirituali (eseguite: “Lasciare d’amore” dal sottile languore, “Al cielo volate” dall’aerea leggerezza, “Nelle pene ognora esangue” dagli accenti melodrammatici, “Già m’accende nel seno”, “A bell’arte vo’ qui stare” e “Adorato mio Signore”) sono destinate a privati intrattenimenti devozionali; si caratterizzano per la loro facilità d’esecuzione facilmente orecchiabile, per un sentimento religioso immediato e privo d’ogni intellettualismo. Il “Iam moriar, mi Fili” (Pianto della Madonna) di Claudio Monteverdi è da inserirsi nel cicli dei “lamenti” caratterizzati da drammatici accenti declamatori. Venne pubblicato nel 1608 come ultimo brano della “Selva morale e spirituale” adottando al testo sacro di anonimo la musica del “Lamento di Arianna”. La lunga composizione è segnata da un doloroso cromatismo carico di pathos. Il programma è arricchito da due brani strumentali. La sonata “Cassandra” per arpa di Pietro Paolo Raimondo dal carattere disteso e raccolto e “Cento partite sopra passacagli” per clavicembalo di Gerolamo Frescobaldi (ferrarese organista della Basilica Vaticana e del Battistero di San Giovanni dal 1628 al 1634) col quale si gode di una serie di variazioni su vari bassi ostinati, vero capolavoro di tecnica compositiva. Il tutto, in un contesto architettonico di grande monumentalità in un Duomo lasciato nella semioscurità, con la luce che invade solo le cappelle laterali e la cappella Magna, assicurando una grande carica suggestiva. La giornata dell’8 settembre 2010, invece, si è caratterizzata per la visita alle terrazze laterali e al ballatoio interno della controfacciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore straordinariamente aperte al pubblico gratuitamente. Per l’occasione sono accorsi parecchi fiorentini e turisti per vedere la città a 32 metri d’altezza spaziando con lo sguardo su Fiesole, le Basiliche di San Marco, San Lorenzo, Santa Maria Novella, Santa Croce; per ammirare le emergenze, dalla folla dei tetti del centro, delle moli di Palazzo Vecchio e dell’Orsanmichele, del campanile della Badia Fiorentina e della Torre del Bargello, scovando ormai sempre più all’orizzonte il campanile della Basilica di Santo Spirito, la cupola di San Frediano in Cestello, il complesso di Palazzo Pitti; per contemplare, sotto angolazioni diverse, il Campanile di Giotto, la Cupola del Brunelleschi, il Battistero di San Giovanni, la Loggia del Bigallo, la Colonna di San Zanobi; per osservare il brulichio della folla giù in piazza; per cercare di trovare con il dito la propria casa; per ammirare il pavimento del Duomo in tutta la sua meraviglia, che si fonde con le forme possenti delle colonne a fascio e degli archi acuti a noi più vicini che mai. Tornati in Piazza, non si può fare a meno di una visita all’interno del Duomo per ammirare ancora una volta i suoi capolavori come i monumenti equestri di Paolo Uccello e di Andrea del Castagno, la Pala con Dante e la sua Commedia, il monumento funebre scolpito da Tino da Camaino, gli angeli musicanti e l’orologio in controfacciata, fino a giungere nell’area del coro e alzare lo sguardo e rimanere senza fiato alla vista della cupola affrescata dal Vasari e dallo Zuccari. Prima di uscire è d’obbligo scendere nel sito archeologico della vecchia cattedrale di Santa Reparata al fine di porgere un saluto alla tomba di Filippo Brunelleschi. La giornata festiva si conclude alla visita della Bottega dell’Opera del Duomo sita in Via dello Studio, la fucina nella quale Michelangelo scolpì il suo David e i maestri scalpellini di oggi sono nella perenne opera di restauro, manutenzione, pulitura delle opere plastiche del Duomo e alla realizzazioni di continue e importanti commissioni.
Firenze. Cattedrale di Santa Maria del Fiore e Bottega dell’Opera del Duomo. Il 7 e 8 Settembre 2010.

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