L'Aquila. Basilica di Collemaggio. Rosone principale. XIII-XIV secolo

venerdì 24 settembre 2010

Giovanni Sollima in Orsanmichele

Uno dei migliori connubi tra arte e musica che si possono avere in Firenze è quello che vede l’Orchestra da Camera Fiorentina esibirsi nella sua sede elettiva di Orsanmichele. Sono ormai passati già 30 anni da quando, nel 1980, Giuseppe Lanzetta fonda questa istituzione e di cui oggi ne è direttore stabile e direttore artistico curandone tutti gli aspetti con un amore paterno e una presenza costante. La stagione concertistica, che si avvia alla conclusione, vede parecchi appuntamenti di notevole interesse come il concerto d’apertura con il Requiem di Mozart a metà marzo 2010 oppure quello al Teatro della Pergola il 30 marzo 2010 che vede la partecipazione del pianista Aldo Ciccolini e il cui ricavato va tutto in beneficenza all’Ospedale Pediatrico Meyer , mentre una particolare menzione è da riservare alla parentesi estiva dei concerti presso la splendida cornice del cortile del Palazzo del Bargello insieme a Bruno Canino e alle formazione camerali del Maggio Musicale Fiorentino e del Teatro alla Scala di Milano. Il 20 e 21 settembre 2010 sono le date del penultimo concerto della serie con la partecipazione di Giovanni Sollima impegnato nel Concerto per Violoncello e Orchestra n. 1 in Do maggiore di F. J. Haydn composto tra il 1761 e il 1765 per il violoncellista dell’orchestra della corte degli Esterhàzy Joseph Weigl e riscoperto solo nel 1962. Una bella pagina di musica dal virtuosismo scintillante, ma non ostentato tra un naturale equilibrio di dimostrazione di bravura e interesse puramente musicale. Il primo movimento, Moderato, è in bilico tra la forma del concerto barocco (un ritornello orchestrale intervalla i diversi episodi solìstici) e la forma classica, forma che Haydn andava proprio allora elaborando; gli interventi orchestrali sono ritmicamente scanditi, con un andamento quasi di marcia, gli episodi solistici hanno un carattere più lirico e melodico, ma il solista ha anche un momento per dimostrare forza e brillantezza. L’Adagio, in fa maggiore, è in forma di romanza: il tono è austero ma anche intimo, col solista accompagnato lievemente dai soli archi, mentre gli oboi e i corni tacciono. La struttura del conclusivo Allegro molto ricorda nelle gradi linee quella del primo movimento, ma è più vicina alla forma classica perché vi si può facilmente identificare una sezione centrale di sviluppo seguita da una ripresa della parte iniziale: è un movimento splendido per vitalità, arguzia e inventiva, su cui la tonalità minore che appare nella parte finale dell'introduzione orchestrale stende un leggero velo d'ombra. Bravo Sollima in tutti i tempi, nei passaggi cadenzanti e nei trilli nonché nei passaggi lirici; con la bellezza di ben tre bis si conceda dal pubblico fiorentino il virtuoso violoncellista e compositore palermitano che spicca nel panorama musicale per le sue incursioni nelle forme del jazz, del minimalismo musicale e della musica etnica mediterranea, per le sue performance trionfali tenute in tutto il mondo (dalla Scala di Milano alla Carnegie Hall di New York fino al concertone del Primo Maggio di Roma), per le sue collaborazioni (con Patty Smith e Marco Tullio Giordana fra tutte), per le musiche scritte per il teatro (collaborando con Bob Wilson, Alessandro Baricco, Peter Stein). L’apertura della serata, tuttavia, è segnata dal pezzo “Dell’Orizzonte Limpida” in prima esecuzione assoluta di Alberto Cara, compositore diplomato in pianoforte nel conservatorio della mia città, il Conservatorio “Alfredo Casella” di L’Aquila, ed esibentosi anche per la Società Aquilana dei Concerti “Bonaventura Barettelli”. Sue composizione sono “Il colore di Cenerentola”, “Gli occhi colore del vino” per voce recitante e sette strumenti, e adattamenti e riduzioni come quelli di “Hänsel und Gretel” di Humperdinck e “Don Giovanni” di Mozart. A coronamento del tutto la travolgente Sinfonia in Sol minore n. 25 K 183 di Wolfgang Amadeus Mozart (la “piccola sinfonia”), capolavoro giovanile terminato di comporre il 5 ottobre 1773 a Salisburgo, in cui spicca in tutta la sua foga il fuoco dello Sturm und Drang essendo egli stato colpito dalla serie delle sinfonie sturmisch di Haydn. La tonalità è in minore, tra le quarantuno sinfonie di Mozart, tornerà solo nella celeberrima n. 40 K 550, ancora in Sol.  L'allegro con brio sostituisce l'allegro spiritoso delle precedenti sinfonie. Si inizia con un ritmo sincopato caratterizzato da un tema breve ripetuto più volte ed infine ripreso dall’oboe in forma malinconica e delicata. In tutto il movimento il ritmo rimane serrato. L'andante ha un fraseggio cromatico continuamente spezzato ed i fagotti sono sempre in eco con i violini. Il minuetto che segue non ha più nulla della danza galante e rivela, in modo sintetico e senza cedere ad abbellimenti, la propria drammaticità mentre il trio centrale è suonato unicamente dai fiati: oboi, corni e fagotti. Il finale allegro riprende l'andamento sincopato del primo movimento ed il tema del minuetto (in forma variata) mantenendo il tono drammatico sino alla conclusione del pezzo. Una bella serata di fine settembre, dunque, in un monumento più unico che raro come l’Orsanmichele del quale Piero Bargellini ebbe a dire nell’ormai lontano 1954: “Orsanmichele è il monumento più fiorentino di Firenze. Palazzo Vecchio è un palazzo pubblico, come hanno anche molte altre città. Santa Maria del Fiore è una cattedrale, come hanno tutte e altre città. Ma Orsanmichele c’è soltanto a Firenze. Soltanto a Firenze poteva nascere un monumento come questo, che fosse mezza chiesa e mezzo granaio, che servisse alla vita religiosa e alla vita civile, che esaltasse la fede e il lavoro”. Come dargli torto?
Firenze, Orsanmichele. Il 21 settembre 2010.

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